A. Picariello

Anna Seccia – Gestalt mediterranea del colore

Di Antonio Picariello

“L’intera natura si rivela attraverso il colore al senso della vista…” Goethe
“Il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima…” Kandinskij

Da Goethe a Kandinskij il trattato sullo studio dei colori messi in classificazione teorica, suona una forza della ricerca dirompente capace di aggiungere alla scienza della percezione la sua combinata spiritualità.
L’opera “sintetica” di Anna Seccia rimanda alle analogie della leggerezza cui la composizione cromatica è potenzialmente capace di allineare le percezioni visive con il respiro fantastico della visione liquida. Teoria goetheana e visitazione della spiritualità kandinskijana rinvigoriscono la ricerca di Anna Seccia per una condizione del movimento simile alla sensazione costituita dagli elementi della danza che organizza gesti spontanei tra queste due dimensioni aggiungendo il sapore del gioco e la percezione fantastica dell’infanzia.
La “teoria dei colori” apre nuovi mondi attraverso il viaggiatore tedesco che per eccellenza sforna combinatorie paesaggistiche, universi floreali, architetture botaniche, classificazioni dei profumi cromatici che l’artista del Bauhaus trasforma poi in anime da vedere e da ascoltare.
Anna Seccia lavora sui due fronti. Da anni raccoglie l’esperienza della cultura architettonica con cui ha strutturato una visione concreta per dare forma al pensiero e alla ricerca sviluppando poi lo spazio in qualità vitale dove il cromatico, con amorevole vocazione diretta al privilegio del blu, diventa voce del movimento entro cui la musicalità dei colori incita il corpo verso l’azione gaia per diventare dinamica del gusto e dell’accoglienza psicologica.
Nella ricerca costante e costruttiva del senso, l’opera d’arte incontra il gioco e impegna la sfera passionale emessa dalla percezione della combinatoria cromatica e del segno con gli elementi visivi gemellari ad opere ambientali che possono avvolgere sia i corpi muscolari che le energie dei sensi. Così “La stanza del Colore” può anche diventare una sorta di visione orientale intesa condizione accogliente del sentire e del percepire i codici della ricerca scientifica che l’opera gestaltica e l’insegnamento specifico di Rudolf Arnheim concludono nella preparazione istintiva rilevabile, ma direi anche udibile, nelle opere di Anna Seccia.
Qui la spiritualità del colore sogna una realtà riportata, per sua stessa natura, all’istinto ludico. Così l’opera governa la passionalità gioviale dell’infanzia attraverso una sorta di linguaggio dell’arte strutturato nel tempo coerentemente dalla ricerca lievitante di Anna Seccia che modella codici funzionali per fare in modo che nelle percezioni avvengano forme scatenanti il desiderio ricerca di un ordine cosmico che soggiace all’intensità costringente della realtà, non solo ambientale e circostante, ma che oltrepassi i confini del comportamentismo sociale e delle canonicità del quotidiano per una liberazione dello stato osservativo e indirizzare così la nemesi dell’incontro verso la memoria archetypa dell’infanzia.
D’altra parte lo stesso Kandinskij definisce i due possibili effetti che il colore può realizzare sullo spettatore : fisico-retinico e di forza psichica la cui vibrazione spirituale provocata dal colore raggiunge l’anima. Si apre così all’emblema della sinestesia in cui le discipline dei sensi e delle sensibilie si sommano e si scambiano divenendo effetti del colore che emettono odore, sapore e suono.
In Anna Seccia l’opera diventa metafora del movimento circolare in cui il senso portante è “vettorialità” del movimento; del danzare guardando interamente avvolti dal sentire le sensazioni sublimi del caldo e del freddo, del chiaro e degli scuri che fanno apparire la verosimiglianza delle ombre dei corpi nelle molecole dinamiche della percezione cromatica dell’opera. Ritorna un’antica saggezza del ventesimo secolo che suonava allora all’insegna di una eterna umanità vitalizzata dal sentire cromatico cui Anna Seccia da corpo e anima. Un femminile blu dell’arte tra cielo e terra, a volte nel cuore della danza e del sogno.

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